Quattordici volte ottomila by Edurne Pasaban Josep Maria Pinto

autore:Edurne Pasaban, Josep Maria Pinto
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Corbaccio
pubblicato: 2012-02-20T16:00:00+00:00

La prospettiva di scalare il K2 occupò così il programma alpinistico del 2004; il progetto era talmente ambizioso che decisi che la scalata di questa montagna sarebbe stata sufficiente per tutto l’anno. Ciò significava che fino alla fine di maggio, o inizio giugno, periodo in cui era prevista la partenza per il Pakistan, mi restavano alcuni mesi per progettare qualche spedizione più modesta; quella primavera colsi al volo la prima scusa che trovai per volare a Kathmandu. Il pretesto fu la scoperta che il mio amico Jon Goikoetxea, con cui ero salita sul Lhotse l’anno prima, stava progettando un’ascensione all’Everest. Scartata a priori la possibilità di salire su una vetta dell’Himalaya, pensai che potesse essere una buona idea fare il trekking di avvicinamento all’Everest accompagnando la sua spedizione, e mi sembrò una bella occasione per invitare anche mia madre. Poteva essere interessante che, dopo le spedizioni che io avevo compiuto e che lei aveva vissuto a distanza attraverso i racconti e le fotografie, adesso avesse modo di vedere direttamente e in prima persona com’erano i paesaggi, l’ambiente, il paese e le attività che appassionavano sua figlia. Era un’opportunità per vivere quelle esperienze in un altro modo.

Io stavo attraversando un periodo della mia vita estremamente positivo: mi si aprivano prospettive professionali nel settore dell’alpinismo, cosa che – come sa chiunque ha voluto dedicare il proprio tempo a questa attività – è fondamentale perché se si fissano i propri obiettivi su montagne come quelle della catena himalayana c’è bisogno di continui investimenti economici. Nello stesso tempo, un anno dopo aver concluso definitivamente la mia relazione con Silvio Mondinelli, avevo conosciuto, poco prima della Settimana Santa, una persona con cui stava nascendo una storia dolcissima. Adesso mi si presentava l’opportunità di andare a fare un trekking sull’Everest con mia madre. Per essere del tutto sincera, visto che non ci sentiamo mai completamente soddisfatti di ciò che abbiamo, partivo per il Nepal con la testa in parte altrove, perché il mio nuovo compagno, per ragioni di lavoro, non poteva venire e io ero in quella fase dell’innamoramento in cui ogni chilometro di distanza è come una pugnalata. Ma nello stesso tempo ero così contenta di trovarmi da sola con mia madre che partii per quel viaggio assolutamente ben disposta. A ogni modo, e per la prima volta, mi portai un telefono satellitare per poter parlare con il mio compagno, perché la storia che era sbocciata poche settimane prima occupava i miei pensieri costantemente.

Mia madre è abituata alla montagna, perché con mio padre e più tardi anche con mio fratello e con me, aveva esplorato in lungo e in largo i Pirenei. Era un mondo quindi che non le era estraneo, anche se certamente i Pirenei sono molto diversi dai colossi himalayani. E, tra le altre cose, sui Pirenei è impossibile provare la sensazione del mal di montagna che si sperimenta a partire dai 5000 o 6000 metri, e risultò che mia madre lo pativa molto di più di quanto immaginassimo. A ripensarci adesso fu

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